“Negli ultimi duecento anni alpinisti ed escursionisti hanno quasi sempre puntato in alto, lassù dove non c’era più nulla oltre cui ascendere per credersi così in cima al mondo intero. Ma la vita sulle montagne è sempre stata vissuta più in basso, alla quota dei boschi e dei pascoli: per i montanari le vette non sono mai esistite, essendo inutili per le necessità che la dura vita in quota imponeva loro per sopravvivere. […] Il paesaggio di montagna, anche quello apparentemente più selvaggio, è quasi sempre il frutto dell’interazione tra il territorio e gli uomini che lo hanno abitato e sfruttato per secoli, e ogni luogo del cammino che ti proponiamo è mutato nel corso dei millenni: è stato abitato, vissuto e abbandonato e poi di nuovo si è ripopolato.”
DOL. Dorsale Orobica Lecchese. DOL dei Tre Signori.
Subito alla mente mi arrivano le immagini dei denti affilati del Resegone, delle guglie calcaree dello Zuccone Campelli, degli ambienti alpini di Sua Maestà – riporto l’appellativo direttamente dal libro – il Pizzo dei Tre Signori, dell’immensa mole del Monte Legnone… Ma la linfa vitale della DOL è sempre stata un po’ più in basso rispetto a quegli estetici profili montuosi. Ho provato anche io a raccontare qualcosa sulla DOL, nella guida Orobie Trail, ma c’è chi ne sa indubbiamente di più di me. Sara Invernizzi, Ruggero Meles e Luca Rota ci presentano la prestigiosa Alta Via in due versioni, quella nuova che dal rifugio FALC scende in Val Gerola fino a Morbegno in Valtellina, accompagnata da quella originale – rivisitata anch’essa per irreperibilità di alcuni vecchi sentieri – che sempre dal rifugio FALC attraversa la Val Varrone per terminare a Colico, in prossimità del Lago di Como.
Reduci dall’edizione 2017 di «In viaggio sulle Orobie», il trekking organizzato dalla rivista Orobie, l’impegno e la passione degli autori per la DOL non è certamente di data recente. Questa volta, oltre ad aver percorso buoni sentieri, il suddetto “trio orobico” ha scelto buone parole per raccontarci quello che pensano sull’Alta Via e sui territori che essa attraversa.
Il libro si presenta come una guida facilmente fruibile – corredata di mappa dettagliata – divisa in 5 tappe che collegano le stazioni ferroviarie di Bergamo e Morbegno, 6 se si volesse seguire la variante originale per Colico, e si pone l’obiettivo – tra l’altro dichiarato espressamente nell’intro – di far perdere il lettore, non lungo i sentieri della DOL bensì nella dimensione del cammino.
E devo proprio dire che in questa dimensione mi sono un po’ perso, curiosando tra le pagine della guida. Eh sì, perchè è bello trascorrere le giornate in montagna, emozionarsi di fronte ai paesaggi alpini, ma è ancora più bello quando si inizia a conoscere la macchina che definisce e modella l’immagine delle nostre montagne, intese come quei luoghi di incontro tra i molteplici fattori ambientali e umani presenti sul territorio. Forza signori, portiamoci sulla DOL e tra le infinite pieghe che essa ci rivelerà troveremo così tante realtà, così diverse tra loro, che sembrerà quasi incredibile ritrovarle raccolte tutte in un solo volume.
Innanzitutto la storia. Immaginate di passare dalla Culmine di San Pietro durante la festa dei Santi Pietro e Paolo, momento d’incontro tra mercanti e casari, oppure di transitare da Rasura, in Val Gerola, durante il lockdown del 1600 che causò il confinamento dei suoi abitanti nel lazzaretto…è così che i luoghi che già conoscete cambiano aspetto sotto ai vostri occhi! E non si può parlare di storia di montagna senza incontrare miti e folklore: l’Homo Selvadego, la Bona Lombarda, il Gigiàt, la Gattacorna o il leggendario Pacì Paciana. Chissà se alcuni di loro abitano ancora in zona…
In secondo luogo – ma non per importanza – i paesaggi montani, quelli studiati e trasformati dall’uomo, come i due bacini idroelettrici in Alta Val Gerola, abituale meta per migliaia di turisti che ogni anno vogliono godere del fascino di questo incantevole angolo di Orobie; oppure la cava di Colle Pedrino, scelta dagli autori come esemplare progetto di ripristino ambientale; ma anche i vasti prati della Val Taleggio dedicati al pascolo, i Piani di Bobbio sede degli storici impianti sciistici riconvertiti in epoca recente ad un turismo più green… Lo sapevate che nei pressi della località La Passata, ai piedi della cresta sud del Resegone, si trovano delle miniere aperte e visitabili liberamente? O che il paese di Morterone, piccolo comune collocato tra la Valsassina e la Val Taleggio, ha quasi più frazioni che persone, e che ognuna di queste frazioni custodisce un grande valore storico e culturale?
E poi ancora le miniere di ferro, la Linea Cadorna, la viabilità storica che ha generato nei secoli fitte trame di comunicazione sull’intero territorio…
Va da sé che in questo articolo posso dare solo un assaggio delle reali potenzialità della DOL: quante se ne potrebbero raccontare! Ma perchè dovrei farlo io? Andate, correte in edicola e portatevi a casa una copia della DOL dei Tre Signori, leggetelo e pianificate un autentico viaggio in Orobie. Sarà per voi e per chiunque vi accompagnerà un vero piacere.
Mi concedo solo un’ultima considerazione, quasi a dimostrare che da questa lettura ho recepito molto più di quanto mi aspettassi. La DOL custodisce un grande tesoro che viene svelato lungo il suo percorso, un tesoro fatto di preziosi territori montani che nel corso dei secoli hanno visto avvicendarsi generazioni e generazioni di bergamini, caseari, pastori, cacciatori, taglialegna, muratori, artigiani di mestieri ormai scomparsi, per non parlare delle migliaia di minatori, militari di guerra, uomini di chiesa, briganti, imprenditori d’ogni genere ed altri ancora; ognuna di queste generazioni ha vissuto la propria storia, indissolubilmente legata al territorio e all’epoca di appartenenza; la DOL ci ricorda quindi l’importanza del suo passato ma, ancor più importante, vuole insegnarci che anche noi, oggi, semplici camminatori, attraverso di essa possiamo proseguire il fondamentale esercizio di scrittura della nostra storia. Sulla DOL bisogna essere viaggiatori coscienziosi, passeggeri premurosi, esploratori responsabili…o meglio, si impara ad esserlo durante il cammino, mentre si ripercorre il passato, si vive il presente e ci si interroga sul futuro.
Sono contento che molti escursionisti, scrittori, studiosi, pensatori, giovani imprenditori stiano portando avanti il progetto DOL. La DOL è un’istituzione che dovrebbe diffondersi a qualsiasi livello culturale, un richiamo per i cittadini che sentono il bisogno – magari senza saperlo – di (ri)connettersi ai propri territori. A tutti il mio più sincero augurio di mettersi in cammino lungo questo affascinante itinerario. Buona lettura e buone camminate!
DOL dei Tre Signori – Dicembre 2020 – Moma Edizioni
Buongiorno Claudio!
Grazie di cuore per questa bella e articolata recensione, ne sono veramente onorato – e lo sono anche per i miei colleghi di penna, ai quali ora gliela giro! D’altro canto da ciò che scrivi – non solo qui ma un po’ ovunque, in questo tuo blog – traspare la profonda passione che coltivi per la montagna in generale e per i nostri monti in particolare: una dote fondamentale non solo per godere appieno della dimensione montana, in ogni suo aspetto, ma pure per fare che la montagna si “elevi” anche dentro di te, nel tuo animo. In fondo è un po’ quello a cui puntiamo tutti noi che la frequentiamo: diventare noi stessi un “pezzo di montagna”, no?
Grazie ancora, e spero che prima o poi – pandemia permettendo – ci si possa trovare lungo la DOL!
😉
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Luca per le tue parole, sono altrettanto onorato per gli apprezzamenti che hai condiviso, sia sulla recensione sia sul blog. E grazie (di nuovo) alla vostra DOL dei Tre Signori, che è stata in grado di tenere accesa la mia passione per le montagne, quelle di casa nello specifico, in un periodo in cui restare a casa è un’obbligo più che una scelta; ma vale sempre la pena correre lungo le righe di un libro anziché su ripidi sentieri, la fantasia vola sempre alta…
Spero, vivamente, di poterti incontrare lungo la DOL o qualche altro sentiero!
"Mi piace""Mi piace"